Investire nella comunicazione per il no profit con qualità, lungimiranza e coraggio in un percorso graduale che affronta stigma e pregiudizio, stereotipi e luoghi comuni senza derive abiliste. A tutto questo e molto altro ci hanno abituato le campagne che annualmente grazie a CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down) valorizzano il lavoro di creativi e agenzie prestigiose. Non a caso questi progetti di comunicazione hanno fatto incetta di premi al Cannes Lions International Festival of Creativity: 22, di cui 9 d’oro.
Uno dei migliori esempi di comunicazione per il no profit ed una prodigiosa fonte di ispirazione e di benchmark per le organizzazioni, anche aziendali; quelle che desiderano affrontare al proprio interno e verso tutti gli stakeholder le tematiche della diversity, inclusion, equity & belonging. Una comunicazione per il no profit che entra nel cuore del problema, affrontando tematiche che riguardano i diretti interessati, le famiglie e l’intera comunità ed esplorando ogni contesto del vivere sociale: la scuola, le relazioni, la genitorialità, il lavoro.
La comunicazione per il no profit che può fare la differenza
Sono campagne che ogni anno insegnano qualcosa e sedimentano una sensibilità nuova nel pubblico più vasto, oltre a moltiplicare le opportunità per una maggiore partecipazione sociale, per l’autonomia anche attraverso un diritto fondamentale come il lavoro. Ecco perché la campagna “The Hiring Chain” lanciata nel 2021 è una pietra miliare nella comunicazione per il no profit e l’inclusione. Guardade il video sul canale Youtube di CoorDown:
“The Hiring Chain” è nata dalla collaborazione con l’agenzia Small di New York ed il supporto di Indiana Production. Il brano originale interpretato da Sting è stato composto da Stabbiolo Music; una campagna internazionale, realizzata con il contributo di Down Syndrome Australia e Down’s Syndrome Association (UK) ed è patrocinata da DSi – Down Syndrome International e da Fondazione Cariplo.
Non è da meno la campagna 2023 “Ridiculous Excuses Not To Be Inclusive” e quelle che l’hanno preceduta e che potete vedere qui: buona visione!